venerdì 24 settembre 2010

Un anno particolare....

Negli ultimi 365 giorni tra le persone a me più vicine posso contare 9 ricoveri (non necessariamente per motivi spiacevoli), tre interventi, due decessi, una nascita. Scusate se è poco.

mercoledì 15 settembre 2010

Andrea Chénier


Un paio di giorni fa, dovendo affrontare un breve viaggio, ho iniziato a spulciare gli scaffali cercando un cd da ascoltare. Dopo aver vagato tra Rossini e Mercadante, preso da un raptus improvviso, mi son diretto verso l'Andrea Chénier. Scartato Pavarotti, visto che la vecchia incisione di Gigli era nascosta chissà dove, ho scelto la classica Del Monaco Tebaldi Bastianini Gavazzeni. Il fatto è che nei primi anni della mia giovinezza, diversi lustri fa, lo Chénier era opera di repertorio al pari di Tosca, Traviata e Rigoletto: non vi era tenore che non avesse inciso una o più delle tre arie, né baritono che non si fosse cimentato nel "Nemico della Patria", e i soprani facevano a gara nelle impennate spericolate di "La mamma morta".
Una delle prime opere che seguii fu, in tv, una ripresa del vecchio film con Del Monaco, Antonietta Stella e Bastianini: ricordo che piazzai un registratore davanti alla tv per riascoltare a mio piacimento.
Un mio zio, dalla bella voce poco coltivata, si sgolava nell'improvviso cercando faticosamente l'acuto sulla parola amor. Nella stagione d'opera all'aperto della mia città Chénier era poi uno dei pezzi forti, e lo vidi una o forse due volte. Poi pian piano l'oblio: il titolo cominciò a scomparire dai cartelloni, ed anche dai miei ascolti, sostituito da Rossini ed Haendel, e non bastò una ripresa del Comunale di Bologna, con la coppia Armiliato-Dessì e regia di Del Monaco Jr, a farmi ridestare l'interesse.
All'ascolto devo dire di non essere rimasto deluso: ho verificato con stupore e compiacimento di ricordare bene tutta l'opera, ed una volta verificato che il primo atto non è il Rosenkavalier, che il duetto finale non è Tristano, e che anche il duetto soprano-baritono del terzo quadro è inferiore a quello della Tosca (analogo per situazione drammatica, bisogna dire che la scrittura di Giordano è più raffinata di quella di Mascagni, che il suo linguaggio è meno crudo di quello di Leoncavallo, e che infine l'opera tiene, anche se fa un po' la figura di quei vecchi soprammobili che si trovavano a casa delle nonne, come il calamaio a forma di busto di Dante o il pastorello di porcellana, reliquie di un gusto che non ci appartiene più.